Di cosa parliamo in questo articolo
- Panzarella, ora sul subappalto più libertà, ma con tutele e senza anarchia
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- Un cambio di paradigma. È questo il giudizio di Vito Panzarella, segretario generale della Feneal, sulle modifiche apportate alla normativa sugli appalti dal decreto Semplificazioni. Per il numero uno degli edili della Uil, il sindacato ha accettato una sfida da cui uscirà più forte di prima. Una battaglia che sarà una conquista di civiltà soltanto se anche lo Stato farà la sua parte partendo da subito con l’attuazione della congruità, dalla qualificazione delle imprese attraverso la patente a punti, ma soprattutto con l’immediata riqualificazione delle stazioni appaltanti.
- Come giudica le modifiche agli appalti introdotte con il decreto semplificazioni?
- Siamo passati da una visione quantitativa a una qualitativa del subappalto. Questo è il risultato più importante di questa partita, che non si è ancora conclusa. Ora si apre il secondo tempo.
- Quali erano i punti che vi hanno causato le maggiori preoccupazioni durante il confronto con il governo?
- Due. Il primo era il ritorno al massimo ribasso. Il secondo, la deregolamentazione del subappalto senza alcun vincolo normativo o procedurale con la scusa di dover recepire in tempi rapidi le direttive europee rientrando dalla procedura d’infrazione. Sul massimo ribasso, abbiamo condotto una trattativa serrata convincendo il Governo a stracciare quel provvedimento perché ingiusto.
- E sul subappalto?
- Siamo arrivati a un risultato che tiene insieme le esigenze di tutela dei lavoratori e una maggiore liberalizzazione, come chiesto dalle direttive europee. In altre parole c’è più libertà, ma senza cadere nell’anarchia e nell’assenza di regole e tutele.
- In che modo?
- Fino al 31 ottobre si potrà appaltare fino al 50% del costo totale dei lavori. Poi, da novembre, questo limite cadrà. Da quel momento, proprio per evitare deroghe alla sicurezza e ai diritti dei lavoratori, abbiamo chiesto e ottenuto che le aziende in subappalto, per i le mansioni riguardanti l’edilizia, applichino il contratto collettivo degli edili. In questo modo ribadiamo un principio importante, ossia stesso lavoro, stesso contratto, e quindi stesso salario e diritti.
- Perché non avete chiesto un abbassamento della soglia del subappalto?
- Perché sarebbe stata una battaglia esclusivamente difensiva. Come detto, abbiamo puntato sulla qualità.
- Quali effetti vi aspettate?
- Un più corretto utilizzo del subappalto che trovi la sua reale giustificazione su ragioni di specializzazioni e qualità proprie di lavorazioni particolari e specialistiche anziché, come avveniva fino a ieri, sulla mera convenienza economica con fenomeni di cottimismo e intemediazione di manodopera. Ribadire che il lavoratore del subappalto debba avere gli stessi trattamenti economici e normativi del dipendente dell’impresa affidataria equivale a dire che tutto ciò che riguarda il costo del lavoro no può essere più soggetto a ribasso proprio come già avviene in tema di salute e sicurezza. Si dice, in altre parole, che vanno rispettate norme e contratti in tutta la catena dei subappalti assestando finalmente un colpo mortale a tutti i fenomeni di dumping contrattuale, cosiddetti contratti pirata da troppo tempo presenti sui cantieri. Se non c’è nessuno tipo di risparmio, di carattere economico o sindacale, o se l’affidatario e il subappaltatore hanno la stessa responsabilità davanti alla stazione appaltante si riducono anche le ragioni e le convenienze del subappalto. In sintesi un disincentivo a subappaltare. Siamo convinti che questo nuovo paradigma possa rappresentare una spinta verso la strutturazione e la specializzazione delle imprese del settore, oggi caratterizzate dal nanismo e con una media di addetti che non arriva a 3 dipendenti, mentre per realizzare i progetti inseriti nel PNRR occorre un sistema imprenditoriale molto più strutturato e solido.
- Ha detto che ora inizia il secondo tempo. Quali sono i fronti ancora aperti?
- Aspettiamo il decreto attuativo per la Durc di congruità, presente nel Codice degli appalti. Se devo gestire un appalto da 10 milioni, com’è possibile che abbia solo due lavoratori contrattualizzati? C’è poi il tema della patente a punti, che deve premiare le aziende che rispettano le norme sulla sicurezza, e penalizzare quelle inadempienti. Per la riqualificazione delle stazioni appaltanti serve l’assunzione di 15-20mila tecnici. Infine occorre una grande opera di digitalizzazione per la creazione di una banca dati.
- Come ne esce il sindacato da questa partita?
- Più forte e più moderno. Abbiamo dimostrato di capire quali sono le leve per attivare la ripartenza del paese. Naturalmente la nostra azione unitaria non deve venir meno proprio ora. Il sindacato può svolgere un ruolo di vigilanza molto importante, in un settore nel quale il confine tra lecito e illecito è varcato costantemente, e i contratti pirata sono all’ordine del giorno. Negli ultimi dieci anni migliaia di lavoratori, che definiamo persi, sono semplicemente fuoriusciti dal contratto dell’edilizia. Non si può ricostruire il paese senza il rispetto dei diritti e della sicurezza dei lavoratori.
- Tommaso Nutarelli