Il rilancio dell’economia post COVID-19 dei Paesi dell’Unione Europea passa attraverso la realizzazione di piani di investimento e di riforme strutturali, finanziate dai fondi messi a disposizione dalla Commissione Europea nell’ambito del programma Next Generation EU (NGEU).
Il programma NGEU si basa su due strumenti principali: il Dispositivo per la Ripresa e Resilienza (RRF) e il Pacchetto di Assistenza alla Ripresa per la Coesione e i Territori d’Europa (REACT-EU).
Nello specifico del nostro Paese, a dettare la linea di quanto realizzare nei prossimi mesi e anni è il documento denominato PNRR, acronimo di Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, previsto proprio dal RRF.
Si tratta di un documento alquanto corposo, organizzato in obiettivi, riforme e missioni, che vanno dalla semplificazione alla digitalizzazione della pubblica amministrazione, passando per la promozione della concorrenza e la riforma del mercato del lavoro e della formazione.
Come si legge nel documento:
“Per accompagnare la modernizzazione del sistema economico del Paese e la transizione verso un’economia sostenibile e digitale sono centrali le politiche di sostegno all’occupazione: formazione e riqualificazione dei lavoratori, attenzione alla qualità dei posti di lavoro creati, garanzia di reddito durante le transizioni occupazionali.”
Vediamo, quindi, cosa prevede il PNRR per il mercato del lavoro e della formazione per il prossimo futuro.
Di cosa parliamo in questo articolo
- Missione 5: Inclusione e Coesione
- Politiche per il lavoro: gli obiettivi del PNRR
- 1. Potenziare le politiche attive del mercato del lavoro (ALMPs) e la formazione professionale
- 2. Rafforzare i Centri per l’Impiego (Public Employment Services – PES)
- 3. Favorire la creazione di imprese femminili e l’introduzione della certificazione della parità di genere
- 4. Promuovere l’acquisizione di nuove competenze da parte delle nuove generazioni
- Piano nazionale per la lotta al lavoro sommerso
Missione 5: Inclusione e Coesione
Le politiche per il lavoro sono inserite all’interno della sezione denominata Missione 5, dedicata a Inclusione e Coesione.
Questa missione comprende:
- Politiche per il lavoro;
- Infrastrutture sociali, famiglie, comunità e terzo settore;
- Interventi speciali per la coesione territoriale.
Le risorse destinate a questo blocco di interventi sono pari a € 19,81 mld, di cui € 6,66 mld per le politiche per il lavoro.
“Nonostante gli importanti sforzi compiuti negli ultimi anni, le politiche sociali e di sostegno alle famiglie devono essere ancora notevolmente rafforzate. Queste politiche vanno inserite in una programmazione organica e di sistema che abbia lo scopo di superare i sensibili divari territoriali esistenti, con la finalità di migliorare l’equità sociale, la solidarietà intergenerazionale e la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro.”
Vediamo, ora, cosa prevede il capitolo dedicato alle politiche per il lavoro.
Politiche per il lavoro: gli obiettivi del PNRR
La sezione della Missione 5 dedicata alle politiche per il lavoro prevede 4 punti di intervento, che andremo a elencare di seguito.
L’obiettivo dichiarato nel documento è molteplice, e consiste in:
- Aumentare il tasso di occupazione, facilitando le transizioni lavorative e dotando le persone di formazione adeguata;
- Ridurre il mismatch di competenze;
- Aumentare quantità e qualità dei programmi di formazione dei disoccupati e dei giovani, in un contesto di investimento anche sulla formazione continua degli occupati.
Vediamo, nel dettaglio, cosa si propone di fare.
1. Potenziare le politiche attive del mercato del lavoro (ALMPs) e la formazione professionale
In questo blocco di riforme rientrano interventi finalizzati al sostegno dell’occupabilità dei lavoratori in transizione e disoccupati, mediante l’ampliamento delle misure di politica attiva del lavoro, nell’ambito del nuovo “Programma Nazionale per la Garanzia Occupabilità dei Lavoratori (GOL)”.
Questo programma prevede un sistema di presa in carico unico dei disoccupati e delle persone in transizione occupazionale (percettori di RdC, NASPI, CIGS).
Si intende, inoltre, promuovere la revisione della governance del sistema di formazione professionale in Italia, attraverso l’adozione del “Piano Nazionale Nuove Competenze”.
Il piano prevede l’individuazione di standard di formazione per i disoccupati censiti dai centri per l’impiego e il rafforzamento del sistema della formazione professionale, promuovendo una rete territoriale dei servizi di istruzione, formazione, lavoro anche attraverso partenariati pubblico-privati.
2. Rafforzare i Centri per l’Impiego (Public Employment Services – PES)
Nel punto 2 si parla di promuovere interventi di capacity building a supporto dei Centri per l’Impiego, con l’obiettivo di fornire servizi innovativi di politica attiva, anche finalizzati alla riqualificazione professionale (upskilling e reskilling), mediante il coinvolgimento di stakeholder pubblici e privati, aumentando la prossimità ai cittadini e favorendo la costruzione di reti tra i diversi servizi territoriali.
3. Favorire la creazione di imprese femminili e l’introduzione della certificazione della parità di genere
Il punto 3 è dedicato alla necessità di favorire una piena emancipazione economica e sociale della donna nel mercato del lavoro, prevedendo una sistematizzazione e ristrutturazione degli attuali strumenti di sostegno, con una visione più aderente ai fabbisogni delle donne, attraverso una strategia integrata di investimenti di carattere finanziario e di servizi di supporto per la promozione dell’imprenditorialità femminile.
Inoltre, si annuncia l’introduzione di un sistema nazionale di certificazione della parità di genere, che mira ad affiancare le imprese nella riduzione dei divari nella crescita professionale delle donne e alla trasparenza salariale.
4. Promuovere l’acquisizione di nuove competenze da parte delle nuove generazioni
Infine, si parla di come favorire il matching tra il sistema di istruzione e formazione e il mercato del lavoro, mediante il rafforzamento del “Sistema Duale” e dell’istituto dell’apprendistato, e il potenziamento del “Servizio Civile Universale” per i giovani tra i 18 e i 28 anni.
Nel riquadro che segue sono indicate le risorse destinate ad ogni punto.
“Queste azioni sono volte a promuovere nuove competenze e a favorire l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro e si affiancano agli incentivi per le assunzioni attraverso misure di decontribuzione per i datori di lavoro (finanziate in legge di bilancio).”
Piano nazionale per la lotta al lavoro sommerso
Di particolare interesse per il settore delle costruzioni è quanto previsto nella sezione “Riforma 1.2: Piano nazionale per la lotta al lavoro sommerso”.
Come sappiamo, il settore delle costruzioni è molto colpito dal fenomeno del lavoro nero, con conseguenze nefaste non solo dal punto di vista economico – si crea, infatti, una disparità concorrenziale tra le aziente virtuose e quelle inadempienti – ma soprattutto in termini di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro.
Vediamo cosa prevede il Piano nazionale per la lotta al lavoro sommerso:
- introduzione di un processo di affinamento delle tecniche di raccolta e delle modalità di condivisione dei dati sul lavoro sommerso, volto a migliorare la conoscenza del fenomeno da parte di tutte le Autorità competenti;
- introduzione di misure dirette e indirette per trasformare il lavoro sommerso in lavoro regolare in maniera che i benefici dell’operare nell’economia regolare superino i costi del continuare a operare nel sommerso. Ad esempio:
- misure di deterrenza, come il rafforzamento delle ispezioni e delle sanzioni;
- misure che promuovono il lavoro regolare, quali gli incentivi finanziari, anche attraverso una revisione di quelli esistenti;
- lancio di una campagna informativa rivolta ai datori di lavoro e ai lavoratori, con il coinvolgimento attivo delle parti sociali, in linea con le più recenti iniziative adottate dalla Commissione Europea, per sensibilizzare i destinatari sul “disvalore” insito nel ricorso a ogni forma di lavoro irregolare;
- creazione di una struttura di governance che assicuri un’efficace implementazione delle azioni.
Per raggiungere questi obiettivi è necessario investire risorse su un elemento in particolare, ovvero l’aumento delle ispezioni sui luoghi di lavoro.
Infatti, nelle righe successive si legge quanto segue:
“Le azioni sopra descritte si inseriscono in un contesto più generale di rafforzamento già programmato dell’Ispettorato nazionale del lavoro, quale agenzia nazionale per la vigilanza sul lavoro (è prevista nei prossimi mesi l’assunzione di circa 2.000 nuovi ispettori su un organico corrente di circa 4.500)[…]. In particolare, nell’ambito del PNRR si provvede ad implementare una specifica linea di tale strategia volta al superamento degli insediamenti abusivi per il contrasto al caporalato e allo sfruttamento dei lavoratori.”
Il Piano prevede l’incremento del numero di ispezioni entro la fine del 2024 del 20% rispetto alla media del triennio 2019-21.