Blog

Home > Decarbonizzazione Settore cemento: la strategia per l’Italia

Decarbonizzazione Settore cemento: la strategia per l’Italia

Gennaio 24, 2022

Decarbonizzazione settore cemento_la strategia per l'Italia

L’obiettivo del cosiddetto “Green Deal” europeo consiste nel raggiungimento della “carbon neutrality” entro il 2050, ovvero l’azzeramento delle emissioni climalteranti, in particolare di CO2. 

Si tratta di un obiettivo tanto ambizioso quanto necessario per le sorti del pianeta, ma che comporta al tempo stesso sfide molto complesse da affrontare, in particolare per un Settore come quello del cemento

Una sfida che l’industria intende accogliere, come dichiarato nel documento “Avviso comune sulla decarbonizzazione del settore cemento e la transizione ecologica”, sottoscritto dai sindacati delle costruzioni FenealUil, Filca-Cisl, Fillea-Cgil e da Federbeton, e che l’Unione Europea e l’Italia devono guidare e supportare in modo permanente.

Per raggiungere la neutralità carbonica, o più semplicemente le emissioni zero, mantenendo i livelli occupazionali del comparto, è necessario trovare un equilibrio molto sottile e delicato tra varie componenti, come il settore produttivo, le risorse umane, il contesto socio-economico nazionale e internazionale, gli investimenti pubblici e privati, la burocrazia, la concorrenza di Paesi extra UE.  

Un traguardo estremamente difficile da raggiungere, soprattutto per un Settore come il cemento, uno dei più energivori nel panorama manifatturiero nazionale

La centralità dell’industria del cemento

Il Settore del cemento, in Italia, rappresenta un asset importantissimo, non solo per il comportato manifatturiero nel suo complesso, ma anche e soprattutto per il ruolo infrastrutturale che ricopre

“Vogliamo essere protagonisti della transizione ecologica – hanno spiegato i firmatari dell’Avviso comune – i lavoratori e le aziende del settore rappresentano un pezzo della nostra storia industriale e un elemento importante per la ripartenza economica del Paese, che passa per il rilancio dell’edilizia, la messa in opera di infrastrutture moderne, sicure ed efficienti, la riqualificazione dell’immenso patrimonio pubblico e privato”.

Insomma, il cemento non è solo essenziale per la costruzione, manutenzione e ristrutturazione degli edifici residenziali e non residenziali, ma anche e soprattutto per quelle infrastrutture essenziali come ponti, ospedali, scuole, gallerie, porti, che in alcuni casi necessitano, tra l’altro, di un’ingente opera di ammodernamento

In tal senso, centrale è il ruolo del PNRR, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che prevede investimenti totali per un valore di € 235,12 mld, di cui circa il 30% riconducibili alla seconda delle sei missioni previste, quella denominata “Rivoluzione verde e transizione ecologica”

Nel summenzionato Avviso Comune, Federbeton, FenealUil, Filca-Cisl e Fillea-Cgil dichiarano di credere fermamente nella centralità del PNRR quale strumento strategico per il rilancio del Paese, di riconoscersi nelle linee programmatiche del Governo italiano, ribadendo l’intenzione dell’industria del cemento di essere tra i protagonisti della transizione ecologica, preservando i livelli occupazionali

“Bisogna inserire il settore cemento tra i comparti destinatari delle risorse nazionali ed europee finalizzate a traguardare la transizione ecologica dell’economia, e per farlo intendiamo attivare un coordinamento permanente con i Ministeri interessati, primo fra tutti il Ministero della Transizione Ecologica.”

Strategia di decarbonizzazione del Settore cemento: lo studio

Come si diceva, per affrontare compiutamente la sfida della decarbonizzazione Federbeton, insieme a FenealUil, Filca-Cisl e Fillea-Cgil, hanno sottoscritto un Avviso Comune che riporta i dati di uno studio realizzato dalla società di consulenza KPMG lo studio per la messa a punto di una strategia per l’industria del cemento

Uno studio molto approfondito, denominato “Strategia di decarbonizzazione del settore cemento”, che prevede la completa decarbonizzazione dei processi produttivi per l’anno 2050, in linea con gli obiettivi condivisi a livello europeo, nonché un piano di investimenti per un totale di 4,2 miliardi di euro, oltre a extra-costi operativi per circa 1,4 miliardi annui

Per i sindacati sicuramente tra gli elementi positivi vi è la previsione che una parte degli investimenti sia diretta al mantenimento degli attuali livelli occupazionali, anche con una maggiore formazione della forza lavoro impiegata verso i green jobs. 

Ma l’obiettivo è creare addirittura nuovi posti di lavoro nell’ambito dei processi di decarbonizzazione.

Analizziamo i punti centrali di questa strategia. 

1. Le emissioni di CO2 del Settore

Abbiamo già menzionato la natura dell’industria del cemento, una delle più energivore in assoluto, e in effetti il Settore presenta un’elevata intensità carbonica

Come si evince anche dallo studio KPMG, le emissioni di CO2 emesse dal Settore del cemento equivalgono al 5% del totale in Italia

Decarbonizzazione Settore cemento

2. Le 7 leve della strategia di decarbonizzazione del Settore cemento

Il Settore del cemento ha definito una strategia di decarbonizzazione basata su 7 leve, con tempi di implementazione differenti. 

Si tratta delle seguenti: 

  1. combustibili alternativi: sostituzione dei combustibili fossili tradizionali ad alto impatto carbonico con combustibili alternativi, come scarti contenenti biomassa;
  2. rapporto clinker-cemento: parziale sostituzione del clinker (componente base per la produzione del cemento) con materiali supplementari come loppe di altoforno e ceneri volanti;
  3. gas naturale e idrogeno: sostituzione dei combustibili fossili tradizionali ad alto impatto carbonico con gas naturale e, successivamente, con idrogeno verde prodotto tramite elettrolisi;
  4. utilizzo di materiali di sostituzione: sostituzione di parte del calcare utilizzato per la farina cruda con materiali di sostituzione di scarto e sottoprodotti di altre industrie;
  5. carbon capture usage and storage: cattura delle emissioni di CO2 che non possono essere evitate. La CO2 catturata può essere utilizzata per creare nuovi prodotti o stoccata;
  6. EE rinnovabile ed efficientamento: produzione e/o acquisto di elettricità da fonti rinnovabili e iniziative di efficientamento energetico sfruttando il calore recuperato dalla fase di combustione;
  7. approvvigionamenti locali e trasporti green: riduzione delle emissioni dovute ai trasporti per gli approvvigionamenti di combustibili fossili, preferendo l’acquisto di combustibili alternativi disponibili a livello locale.

Per concretizzare questa strategia è necessario non solo l’investimento di una importante quantità di risorse economiche, ma anche il superamento di alcuni limiti tecnici e normativi che, oggi, rendono la sfida davvero complessa. 

Secondo le previsioni KPMG, grazie alle evoluzioni tecnologiche che caratterizzeranno il comparto del cemento, al 2030 si prevede il superamento degli obiettivi europei del -55% rispetto ai valori del 1990.

Decarbonizzazione Settore cemento

3. Investimenti totali per circa 4,2 mld

Come accennato, l’aspetto economico è centrale per la realizzazione della strategia di decarbonizzazione del Settore cemento e gli investimenti necessari sono davvero ingenti

Si stima, infatti, un valore di € 4,2 mld da qui al 2050 per raggiungere la carbon neutrality dell’industria del cemento, una quota impossibile da coprire solo dalle imprese. 

Si rende necessario, quindi, come sottolineato nell’Avviso Comune, il sostegno del sistema Paese, senza il quale si prevede il collasso del Settore e la perdita di migliaia di posti di lavoro

Questo il dettaglio degli investimenti necessari per attuare la strategia di decarbonizzazione. 

Decarbonizzazione Settore cemento

4. Investimenti, orizzonte temporale e obiettivi

Abbiamo spiegato che, per attuare la strategia, si prevede un investimento complessivo di circa 4,2 miliardi di euro da qui al 2050, ma ovviamente esistono degli step intermedi che vanno raggiunti

Lo schema fornito dallo studio KPMG è il seguente: 

  • 2030: emissioni ridotte del 64% – 71% rispetto al 1999, quindi superiore al 55% richiesto dalla Commissione Europea, a fronte di un investimento che oscilla tra i € 0,5 e € 1,1 mld e di costi operativi annuali aggiuntivi tra i 70 e i 423 milioni di euro;
  • 2050: carbon neutrality, a fronte di un investimento complessivo di € 4,2 mld, con costi operativi annuali aggiuntivi pari a € 1.172 mld. 

Agli investimenti totali dovranno poi aggiungersi gli investimenti infrastrutturali del sistema Paese per il trasporto e lo stoccaggio della CO2, così come quelli per l’utilizzo di gas di transizione e idrogeno a livello industriale, essenziali per tutto il processo. 

5. Il problema della concorrenza dei Paesi extra UE

Come sappiamo, gli obiettivi di decarbonizzazione della comunità europea non sono condivisi da tutti i Paesi del Mondo, e in alcune zone si sono fissati paletti meno stringenti, che si aggiungono a una già minore regolamentazione dei processi

Questo si traduce in uno svantaggio competitivo per l’industria del cemento europea, e italiana in particolare – che risulta, nell’ambito dei Paesi europei, quella più vulnerabile e permeabile alle importazioni da Paesi extra UE – che potrebbe rendere più conveniente acquistare il prodotto all’estero e importarlo sul territorio nazionale.

Purtroppo, la CO2 non conosce frontiere, quindi il cemento prodotto all’estero, con minori restrizioni e regolamentazioni, genererà un aumento considerevole delle emissioni climalteranti globali, senza contare che il trasporto stesso della materia non è affatto “neutrale” da questo punto di vista, in quanto comporta a sua volta l’emissione di nuova CO2. 

Si rende necessario, quindi, non solo sostenere e supportare le imprese nazionali con politiche adeguate e investimenti pubblici, ma anche accelerare l’introduzione della tassa sul carbonio alla frontiera – CBAM, prevista a partire dal 2026 –  per prevenire la delocalizzazione degli impianti e tutelare l’industria europea

L’Italia, ad esempio, si trova in un’area in cui operano Paesi come la Turchia, l’Egitto, l’Algeria, il Marocco e la Tunisia, che possono vendere sul mercato il prodotto a circa € 15 a tonnellata in meno rispetto a noi

Decarbonizzazione Settore cemento

Conclusioni

La “Strategia di decarbonizzazione del settore cemento”, convenuta da FenealUil, Filca-Cisl e Fillea-Cgil e Federbeton, delinea in modo molto approfondito e chiaro quello che l’industria del cemento nazionale dovrà realizzare per abbracciare le sfide del Green New Deal e conservare il suo ruolo nell’economia italiana e mondiale, senza ricadute sociali.

Come ribadito nell’Avviso Comune, le aziende e i lavoratori del Settore rappresentano, oltre che un pezzo della nostra storia industriale, un fattore abilitante per alimentare la ripartenza economica del Paese, che non potrà non passare per il rilancio dell’edilizia, la messa in opera di infrastrutture moderne, sicure ed efficienti, e la riqualificazione dell’immenso patrimonio pubblico e privato. 

Come ha affermato il Presidente di Federbeton, Roberto Callieri

“Siamo di fronte a un’occasione di crescita e rinnovamento, non solo per l’industria, ma anche per l’intero sistema Paese. E noi sindacati siamo fermamente convinti che le politiche di contrasto ai mutamenti climatici debbano essere prioritarie ma non senza una nuova visione e un diverso modello di sviluppo produttivo e occupazionale che sia socialmente più equo.”

___

A cura di Massimo Fiorucci

Leggi ora il nuovo numero della rivista periodica della FENEALUIL
Leggi ora il nuovo numero della rivista periodica della FENEALUIL
Banner Fondo Arco
Banner Fondo Prevedi
Banner Fondo Concreto

Articoli correlati

Intervista Panzarella

FenealUil, Panzarella: con l’ultimo accordo saranno salvaguardati i cantieri del Recovery Plan DI EMANUELE GHIANI – IL DIARIO DEL LAVORO Febbraio19/ 2021 Il diario del lavoro ha intervistato il segretario generale della FenealUil, Vito Panzarella, sugli accordi...

leggi tutto