di Stefano Costa, Segretario FENEALUIL, e Massimiliano Quirico, Direttore Sicurezza e Lavoro
Anche quest’anno le ondate di calore sferzano ripetutamente il nostro Paese, con tutte le conseguenze che ciò comporta per chi lavora abitualmente all’aperto e per chi è costretto a operare in ambienti chiusi non climatizzati oppure utilizza materiali o macchinari che producono a loro volta calore.
Il settore delle costruzioni, insieme all’agricoltura e al florovivaismo (ma non dimentichiamoci della logistica e dei rider), è sicuramente tra quelli più esposti ai rischi derivanti da stress termico e radiazioni solari. Ed è quindi fondamentale fare una seria opera di prevenzione per ridurre i rischi legati alle ondate di calore: salute e sicurezza sul lavoro non devono essere un miraggio, come ci ricorda ironicamente la vignetta di Tiziano Riverso, il cartoonist di Sicurezza e Lavoro, ospitata in questo numero di Safety First.

I cambiamenti climatici sono in atto da tempo e non possono più essere considerati un’emergenza. Per questo, avevamo chiesto al Governo già lo scorso anno di emanare un Decreto ‘Grande caldo’, per avere una normativa organica, omogenea e valida su tutto il territorio nazionale. Il ‘Protocollo Caldo’ firmato tra Ministero del Lavoro e parti sociali il 2 luglio 2025 è un buon inizio, per inquadrare la materia e promuovere buone pratiche, ma purtroppo non sostituisce le ordinanze regionali, che continuano a essere emanate a ‘macchia di leopardo’, con tempistiche, modalità e ambiti di applicazione che variano da Regione a Regione.
Con il messaggio n°. 2.031 del 3 luglio 2025 (‘Richieste di integrazione salariale per la sospensione o la riduzione dell’attività lavorativa a causa del caldo eccessivo’), di cui scriviamo in questo numero di Safety First, l’Inps prova a mettere un po’ d’ordine, facendo chiarezza sulle modalità per ottenere la cassa integrazione.
Disponibilità ad affrontare seriamente la questione in termini di prevenzione e protezione arriva da alcune aziende (purtroppo non da tutte), come Amplia Infrastructures Spa, che ha siglato un Protocollo ad hoc con FENEALUIL, Filca-Cisl e Fillea-CGIL, che illustriamo in dettaglio in queste pagine: misure concrete che, se correttamente applicate, possono davvero contribuire a ridurre infortuni e malattie professionali durante i periodi più caldi dell’anno.
Per promuovere salute e sicurezza sul lavoro servono però anche informazione e formazione. Ecco allora che, nella rubrica ‘La sentenza’, analizziamo le responsabilità del datore di lavoro in caso di mancata segnalazione di situazioni di pericolo per l’incolumità di lavoratori e lavoratrici e, nella rubrica ‘Eventi’, raccontiamo l’iniziativa ‘Oltre l’emergenza’ organizzata a Torino da FENEALUIL Piemonte e associazione Sicurezza e Lavoro, per promuovere sicurezza, legalità e sviluppo, con la partecipazione del Segretario Generale nazionale FENEALUIL Vito Panzarella e del Segretario Generale nazionale UIL Pierpaolo Bombardieri.
Infine, diamo come sempre voce ai territori, per evidenziare buone pratiche, criticità e soluzioni che possono essere condivise. Questa volta, abbiamo intervistato Gianni Olla, Segretario Generale FENEALUIL Sardegna, che descrive un comparto regionale delle costruzioni in salute, ma che non si accontenta e continua a tenere alta la guardia su infortuni e malattie professionali e ci rivela un suo sogno nel cassetto.
Per quanto riguarda i RlsT, ci siamo confrontati con Omar Casciano, che opera nell’Astigiano e ogni giorno vive il suo ruolo con entusiasmo e professionalità, nonostante le difficoltà di dialogo con alcuni imprenditori edili, restii a discutere di salute e sicurezza, e le criticità che stanno emergendo nell’avvio della ‘Patente a crediti’, di cui i RlsT non possono conoscere i punti persi e i motivi alla base delle decurtazioni. Con più informazioni, si potrebbe fare molto di più: “La battaglia per ‘Zero morti sul lavoro’ – ci ricorda – si combatte anche attraverso la condivisione di informazioni e la trasparenza”. Come cerca di fare sempre Safety First. Anche perché le stragi sul lavoro continuano, spesso con modalità che tragicamente si ripetono, come avvenuto a Napoli lo scorso 25 luglio, con tre operai precipitati da una ventina di metri: di nuovo tre vittime sul lavoro, di nuovo una caduta dall’alto, di nuovo un cantiere mal gestito e senza controlli.







