Una recente indagine realizzata nell’ambito del progetto europeo YES, il partenariato europeo capeggiato da CNCE (Commissione Nazionale Paritetica Casse Edili/Edilcasse), ha evidenziato una dinamica comune nei Paesi partner, tra cui l’Italia: nel settore Edile aumentano i lavoratori over 50 e diminuiscono quelli under 50.
Si tratta di una questione già nota da molto tempo, quella del mancato turn over nell’Edilizia, che si fa sempre più pressante e che non ha fatto registrare inversioni di tendenza nemmeno con la ripresa economica e occupazionale del Settore avvenuta dopo il 2020 e le fasi di lockdown connesse al Covid-19, se si esclude un lieve aumento della forza lavoro under 30 nel nostro Paese.
Purtroppo il settore delle Costruzioni sconta il perdurare di una scarsa attrattività per i giovani, anche a causa di una errata immagine che di esso viene diffusa. Una comunicazione troppo spesso legata ad aspetti negativi come corruzione e criminalità, cementificazione e consumo di suolo, rischi per la sicurezza e incidenti. Aspetti reali ma non esaustivi di un Settore importante che vale il 20% del nostro PIL e che da anni è investito da una trasformazione.
Ed è su questo che l’impegno sindacale e della bilateralità deve spingere, investendo su tematiche centrali come la regolarità e la qualità del lavoro, la salute e la sicurezza, la prevenzione e la formazione professionale, ma anche sostenendo una comunicazione volta a promuovere le positività del Settore e le grandi opportunità di lavoro che la ripresa economica sta creando nelle Costruzioni.
Deve passare il giusto concetto perché le nuove generazioni tornino ad amare questo mestiere e, a partire dalle scuole e dagli istituti tecnici, si capisca che il lavoro edile, se svolto con formazione adeguata e in regolarità come prevede il Contratto nazionale, è un lavoro sicuro e tutelato.
Vediamo più nel dettaglio cosa è emerso dall’indagine CNCE in merito all’aumento del numero di lavoratori edili over 50 nel nostro Paese.
Di cosa parliamo in questo articolo
L’indagine CNCE
L’indagine, presentata lo scorso 15 luglio, si intitola “Invecchiamento progressivo dei lavoratori in edilizia e ingressi di giovani” (consultabile qui), mentre il sottotitolo è “La dinamica generale 2014-2021 attraverso la banca dati APE/CNCE”.
Il report è stato infatti realizzato basandosi sui dati forniti da tutte le Casse Edili/Edilcasse relativi ai lavoratori con almeno un’ora registrata, ed elaborati da “Servizi IT CNCE” su Banca Dati APE in data 06/07/2022.
Come accennato all’inizio, questo studio è stato realizzato nell’ambito del Progetto YES, co-finanziato dalla Commissione Europea e coordinato dalla CNCE, che si occupa di competenze e mobilità internazionale nel settore Edile, con un focus su Germania, Italia, Polonia, Portogallo, Spagna e Albania.
Gli obiettivi del progetto sono i seguenti:
- individuare soluzioni per rimuovere gli ostacoli per una equa mobilità del lavoro;
- promuovere il lavoro regolare e condizioni dignitose di lavoro;
- studiare i meccanismi in essere e quelli da attivare per favorire l’ingresso al lavoro in Edilizia dei giovani.
I dati sull’occupazione per fasce di età
Nella prima slide del rapporto è presente una tabella recante i dati sui lavoratori edili per macro fasce di età nel periodo 2014-2021.
Da questo grafico si possono estrapolare le seguenti informazioni:
- Nel 2021 si è registrato un lieve aumento del numero di lavoratori under 30 (+1,65%), a fronte però di un calo del 2,26% rispetto ai dati del 2014, anno in cui si è registrato un picco di 88.423 operai edili con meno di trent’anni impiegati nel nostro Paese. La buona notizia è che, in termini numerici e non percentuali, nel 2021 si contano circa 17 mila lavoratori in più rispetto al 2020, un dato che non va sottovalutato.
- Nella fascia di età compresa tra 30 e 50 anni si è registrato un calo progressivo di lavoratori impiegati nel settore Edile in Italia, passando dai 325 mila circa del 2014 ai 287 mila circa del 2021. Anche in questo caso possiamo notare un aumento – in termini numerici ma non percentuali – nel 2021 rispetto all’anno precedente, con circa 20 mila lavoratori in più in quella fascia di età.
- Nella fascia di età over 50, invece, i dati fotografano una situazione opposta rispetto al range precedente, con un aumento costante del numero di lavoratori impiegati nel settore Edile in Italia dal 2014 al 2021, con una differenza in eccesso di circa 60 mila unità.
Invecchiamento progressivo dei lavoratori
Analizzando i dati dal punto di vista percentuale – ovvero la fetta di lavoratori appartenenti alle tre fasce di età – possiamo notare l’entità del problema segnalato dalla CNCE in merito all’aumento dei lavoratori over 50.
Infatti, anche se la fascia di età compresa tra i 30 e i 50 anni rappresenta più del 50% del totale, dal 2020 al 2021 ha perso circa il 2% di quota, mentre dal 2014 al 2021 la perdita di punti percentuali è pari addirittura all’8,18%.
Tra gli under 30 si è registrata, nei 7 anni analizzati, una perdita in termini percentuali del 2,26%, mentre nel periodo di riferimento gli over 50 sono aumentati di circa il 10,44%.
Quindi, in sostanza il calo registrato nelle fasce di età più giovani è pari all’aumento dei lavoratori edili over 50.
In questo grafico l’andamento è molto più chiaro ed evidente.
Come si legge nel comunicato stampa pubblicato sul sito del CNCE, questo trend è diffuso anche al di fuori dell’Italia e ci accomuna ad altri Paesi coinvolti dal progetto YES, come la Polonia e la Spagna.
È evidente che il Piano nazionale di ripresa e resilienza rappresenta l’occasione ideale per rilanciare il Settore in termini di qualità, slegandolo da un passato restio ai cambiamenti e affermando un’Edilizia sostenibile, integrata e digitalizzata che può aprire immense possibilità ai giovani.
Naturalmente tutto ciò presuppone un cambio di mentalità e una transizione in chiave green del Settore che di sicuro può aiutare ad attrarre le nuove generazioni, particolarmente attente ai temi sociali e dell’ambiente.
Insieme agli altri Sindacati e alle imprese, sosteniamo da tempo la necessità di un cambio di modello che punti su politiche di rigenerazione urbana e recupero e manutenzione del territorio, che possono contare su un patrimonio professionale consolidato ma devono innovare i percorsi formativi, valorizzando gli strumenti a disposizione come le scuole e gli istituti tecnici.