Nel cuore della rivoluzione ecologica e dell’edilizia sostenibile, le case passive hanno guadagnato un posto di rilievo nella progettazione abitativa del futuro.
Questi innovativi ecosistemi architettonici si propongono di incarnare l’armonia tra l’essere umano e l’ambiente, offrendo un’alternativa radicale ai tradizionali concetti di costruzione.
Ma cosa rende una casa passiva così unica e particolare? Come può un edificio ridurre drasticamente il suo impatto ambientale mentre aumenta il comfort dei suoi occupanti?
Scopriamolo insieme, cercando di capire cos’è, come funziona e come si costruisce una casa passiva.
Di cosa parliamo in questo articolo
Cos’è una casa passiva
Una casa passiva, dal termine tedesco Passivhaus, è un tipo di edificio progettato per massimizzare l’efficienza energetica, riducendo al minimo il consumo di energia necessaria per il riscaldamento, il raffreddamento e l’illuminazione. Il concetto di casa passiva, infatti, è stato sviluppato in risposta alla crescente preoccupazione per il cambiamento climatico e la necessità di ridurre l’impatto ambientale delle costruzioni.
La definizione ufficiale, fornita dal Passivhaus Institute, è la seguente:
“Una casa passiva è un edificio per il quale il comfort termico (ISO 7730) può essere raggiunto esclusivamente mediante il post-riscaldamento o il post-raffreddamento della massa d’aria fresca, necessario per raggiungere sufficienti condizioni di qualità dell’aria interna – senza la necessità di ulteriore ricircolo dell’aria.”
È importante ricordare che quando si parla di casa passiva non si fa riferimento a un movimento architettonico o a un concetto astratto, ma a una tecnica di costruzione che produce edifici reali, esistenti in varie zone del mondo, Italia compresa.
Questi edifici sono costruiti seguendo rigorosi standard di design e utilizzando materiali specializzati per garantire un elevato isolamento termico e una riduzione significativa delle perdite energetiche.
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La storia della Passivhaus
La storia della casa passiva o Passivhaus affonda le radici nella crisi energetica degli anni ’70. Durante quel periodo, l’aumento dei prezzi del petrolio e la crescente consapevolezza dell’esaurimento delle risorse fossili hanno spinto i ricercatori e gli architetti a cercare soluzioni innovative per ridurre il consumo energetico nelle costruzioni.
L’idea di creare edifici altamente efficienti dal punto di vista energetico ha cominciato a prendere forma proprio in quegli anni, soprattutto in Scandinavia e in Germania, dove è emersa la prima generazione di case passive.
Nei primi anni ’70, infatti, il fisico svedese Bo Adamson e il suo studente tedesco Wolfgang Feist cominciarono a sviluppare i concetti alla base delle case passive presso l’Istituto di Ricerca sul Clima e l’Energia di Darmstadt, in Germania, e nel 1988 venne costruita la prima casa passiva a Kranichstein, proprio vicino a Darmstadt.
Questa casa, nota come Kranichstein Research House, divenne un prototipo e una fonte d’ispirazione per molte case passive future. Il successo di Kranichstein dimostrò che era possibile costruire abitazioni altamente efficienti dal punto di vista energetico senza sacrificare il comfort degli occupanti.
Negli anni ’90, il concetto di casa passiva cominciò a diffondersi in Europa. Organismi come il Passivhaus Institut, fondato da Feist, iniziarono a definire standard e linee guida per la costruzione di case passive. Questi standard hanno contribuito a rendere il concetto più accessibile e a garantire una maggiore uniformità nella progettazione e nella costruzione di questo tipo di edificio.
Nel corso degli anni 2000, la consapevolezza sull’importanza della sostenibilità e dell’efficienza energetica ha continuato a crescere a livello globale e Paesi come Austria, Svezia, Svizzera e Canada hanno adottato attivamente i principi delle case passive nelle loro politiche edilizie. In seguito, il movimento si è diffuso in altre parti del mondo, come gli Stati Uniti e l’Asia, dove la domanda di edifici a basso consumo energetico è in costante aumento.
Negli anni ‘10 del 2000, gli standard per le case passive sono stati ulteriormente raffinati e precisati, rendendo più facile per gli architetti e i costruttori progettare e costruire case passive in conformità con regole ben definite. Allo stesso tempo, l’innovazione tecnologica ha portato a una maggiore diversificazione nelle tecniche costruttive e nell’integrazione di soluzioni avanzate, come sistemi di automazione domestica e tecnologie per il monitoraggio e la gestione intelligente dell’energia.
Oggi, le case passive rappresentano un settore in crescita nell’industria delle costruzioni, con un impatto significativo sulla riduzione delle emissioni di carbonio e sull’efficienza energetica globale. Queste strutture non sono più considerate solo un’opzione di nicchia; sono diventate una parte essenziale del futuro dell’edilizia sostenibile, guidando il modo in cui progettiamo e costruiamo le nostre case per le generazioni a venire.
Funzionamento e caratteristiche di una casa passiva
Una casa passiva, per essere considerata tale, deve possedere determinate caratteristiche per garantirne il funzionamento, l’efficienza energetica e il comfort abitativo.
Nel dettaglio:
- isolamento termico: sono dotate di un isolamento termico estremamente efficace, che riduce al minimo la dispersione di calore durante l’inverno e il calore durante l’estate. Questo isolamento viene applicato alle pareti, ai pavimenti, ai soffitti e persino alle finestre, per garantire una protezione totale dall’esterno;
- sistemi di ventilazione controllata: assicurano che l’aria fresca venga costantemente introdotta nella casa senza compromettere l’isolamento. Questi sistemi utilizzano scambiatori di calore per recuperare il calore dall’aria esausta, riducendo così la necessità di riscaldare l’aria fresca proveniente dall’esterno;
- serramenti ad alte prestazioni: le finestre e le porte delle case passive sono progettate con vetri a triplo strato e telai altamente isolanti per ridurre al minimo le perdite termiche. Questi serramenti ad alte prestazioni permettono di catturare il calore solare durante il giorno e di mantenere il calore all’interno durante la notte;
- assenza di ponti termici: i ponti termici sono punti in un edificio in cui il calore viene trasmesso direttamente attraverso materiali altamente conduttivi come il metallo. Nelle case passive, l’architettura è progettata per eliminare o minimizzare questi ponti termici, garantendo così un ambiente interno uniformemente confortevole senza sprechi energetici;
- utilizzo di fonti rinnovabili: le case passive spesso integrano fonti di energia rinnovabile, come pannelli solari o pompe di calore geotermiche, per coprire parte o tutto il fabbisogno energetico dell’edificio. Queste fonti rinnovabili contribuiscono a rendere l’edificio a basse emissioni di carbonio;
- monitoraggio e ottimizzazione: questi edifici sono spesso dotati di sistemi di monitoraggio avanzati che tracciano il consumo energetico in tempo reale e consentono agli occupanti di ottimizzare ulteriormente l’efficienza energetica dell’edificio.
Insomma, una casa passiva rappresenta una vera e propria “summa” dell’architettura sostenibile, mirando a creare ambienti abitativi che non solo consumano drasticamente meno energia, ma che offrono anche comfort superiore ai loro occupanti.
Standard richiesti per gli edifici passivi
Come si legge sul sito Passipedia, realizzato dal Passivhaus Institute:
“Una casa passiva richiede solo il 10% dell’energia utilizzata dai tipici edifici dell’Europa centrale, il che significa un risparmio energetico fino al 90%.”
E ancora:
“Gli edifici passivi consentono risparmi energetici legati al riscaldamento e al raffreddamento fino al 90% rispetto al tipico patrimonio edilizio e oltre il 75% rispetto alla media delle nuove costruzioni.”
Il Passivhaus Institute ha elaborato degli standard (Passive House Standard) che gli edifici devono soddisfare affinché possano rientrare nella categoria delle case passive.
Ecco quali sono:
- domanda di riscaldamento degli ambienti: non deve superare i 15 kWh all’anno o 10W (domanda di picco) per metro quadrato di spazio abitativo utilizzabile;
- domanda di raffreddamento degli ambienti: deve corrispondere all’incirca alla domanda di calore con un’indennità aggiuntiva, dipendente dal clima, per la deumidificazione;
- domanda di energia primaria: non deve superare i 120 kWh all’anno per tutte le applicazioni domestiche (riscaldamento, raffreddamento, acqua calda ed elettricità domestica) per metro quadrato di spazio abitativo utilizzabile;
- impermeabilità: massimo di 0,6 ricambi d’aria all’ora a una pressione di 50 Pascal (come verificato con un test di pressione in loco sia in stato pressurizzato che depressurizzato);
- comfort termico: deve essere soddisfatto per tutte le aree abitative durante tutto l’anno, con non più del 10% delle ore in un dato anno superiori a 25°C*.
Oltre a garantire livelli superiori di comfort, questi standard proteggono anche la struttura dell’edificio. Per tutti i dettagli, invitiamo a consultare il documento completo, disponibile qui.
In conclusione, in un momento storico caratterizzato da grande sensibilità verso i temi ambientali e della sostenibilità, le case passive sembrano destinate a ritagliarsi un ruolo centrale proprio per la loro capacità di massimizzare l’efficienza energetica, riducendo l’impatto ambientale senza inficiare il comfort per chi le abita.