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L’evoluzione del Superbonus 110% e i suoi effetti sull’economia

A cura di:

Luglio 9, 2024

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Nonostante le diverse criticità, il Superbonus 110% – introdotto nel 2020 come parte delle misure di rilancio economico post-pandemia – è stato uno dei provvedimenti più rilevanti nel settore delle Costruzioni in Italia, come confermato anche dai recenti dati ISTAT.  

Tuttavia, nel corso del 2023 e del 2024 sono intervenute diverse modifiche, che hanno ridefinito l’efficacia e l’attrattiva di questa misura, minandone l’impatto futuro.

Vediamo insieme cosa prevede oggi, alla luce delle ultime modifiche apportate quest’anno, il Superbonus 110% e quali sono i dati sull’impatto della misura sull’economia nazionale e sull’occupazione.  

Le novità sul Superbonus 110%

Per le spese sostenute nel 2024, la detrazione fiscale offerta dal Superbonus è stata ridotta dal 110% al 70%. Questa percentuale scenderà ulteriormente al 65%. Parallelamente, il periodo di recupero del rimborso fiscale si allungherà da quattro a dieci anni, a seguito di un emendamento governativo.

Questo cambiamento ha un impatto significativo sul vantaggio finanziario per i beneficiari. Ad esempio, cedendo un credito di 30.000 euro al 70% per quattro anni, il guadagno netto sarebbe di circa 17.850 euro. Con il nuovo schema decennale, lo stesso credito porterà a un incasso stimato di soli 14.700 euro, decisamente inferiore.

In questa nuova configurazione, potrebbe essere più vantaggioso optare per la detrazione diretta sulla dichiarazione dei redditi. Anche se distribuito su dieci anni, l’importo totale recuperato può essere maggiore, fino a 6.300 euro in più rispetto alla cessione del credito (secondo l’esempio su indicato), ma questo richiede una disponibilità finanziaria iniziale di 30.000 euro.

Cosa vuol dire? Che il proprietario dell’immobile interessato a eseguire dei lavori nell’ambito del Superbonus 110% potrebbe recuperare un importo maggiore in dichiarazione, ma per farlo dovrà anticipare l’intera spesa prevista per effettuare gli interventi edilizi

Questo aspetto solleva alcune preoccupazioni, soprattutto per chi non può – come le fasce più deboli della popolazione – o non vuole investire “di tasca propria” una somma così significativa

Per i condomini, esiste ancora la possibilità di cedere il credito del Superbonus, a condizione che possano dimostrare di aver deliberato i lavori e inviato la CILAS (Comunicazione di Inizio Lavori Asseverata Semplificata) entro il 17 febbraio 2023. Inoltre, devono provare che le spese per i lavori siano state effettuate entro il 31 dicembre 2023

Questi requisiti sono essenziali per mantenere il diritto alla cessione del credito, nonostante le modifiche normative.

Il Decreto Superbonus (D.L. 212/2023) del 29 dicembre 2023 ha escluso diverse tipologie di intervento dalla possibilità di beneficiare delle agevolazioni. Ad esempio, non è più possibile ottenere il Superbonus per la sostituzione degli infissi, una delle operazioni più comuni effettuate con questo incentivo.

Le aliquote di rimborso resteranno stabili al 75% fino alla fine del 2025, ma con tetti di spesa ben definiti. Per interventi su singole unità immobiliari, il limite massimo è fissato a 50.000 euro, mentre per lavori condominiali con più di otto condòmini, il tetto scende a 30.000 euro per condòmino. 

Anche in questo caso, il periodo di rimborso si estende a dieci anni, rispetto ai cinque precedenti, rendendo il recupero fiscale un processo più lungo e potenzialmente meno attraente per alcuni.

Per tutti i dettagli, invitiamo a consultare il sito dell’Agenzia delle Entrate, qui.

Effetti del Superbonus 110% sul settore delle Costruzioni e sull’economia nazionale

Per quanto la misura abbia una serie di criticità, che abbiamo più volte sottolineato, il Superbonus 110%, sin dalla sua introduzione, ha avuto un impatto significativo non solo sul settore delle Costruzioni, ma anche sull’economia italiana nel suo complesso

I dati più recenti forniti dall’ISTAT per il 2023 mostrano chiaramente come questa misura abbia contribuito, in modo differenziato, alla crescita del PIL e dell’occupazione nelle varie aree del Paese.

Nel 2023, il Prodotto Interno Lordo (PIL) nazionale è cresciuto dello 0,9%. Tuttavia, questo incremento non è stato uniforme in tutte le regioni italiane:

  • il Mezzogiorno ha registrato la crescita più significativa, con un aumento dell’1,3%. Questo dato riflette un’influenza positiva del Superbonus sulle aree che, storicamente, hanno beneficiato maggiormente di incentivi economici per il rilancio;
  • nel Nord-Ovest la crescita è stata dell’1%, un dato comunque positivo ma inferiore rispetto al Sud Italia;
  • nel Nord-Est l’incremento è stato dello 0,8%, leggermente sotto la media nazionale;

il Centro Italia, invece, ha registrato la crescita più contenuta, con un aumento dello 0,5%.

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Secondo l’ISTAT, il settore delle Costruzioni si è confermato come il più dinamico e trainante in tutt’Italia; il valore aggiunto nel comparto è cresciuto notevolmente, facendo registrare un +5,8% nelle Regioni del Centro e un +4,6% nel Mezzogiorno.

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L’effetto positivo del Superbonus si è visto anche sull’occupazione. A livello nazionale, l’occupazione nel settore delle Costruzioni è aumentata dell’1,8% rispetto all’anno precedente. Ancora una volta, il Mezzogiorno ha visto l’incremento più significativo, con un aumento degli occupati del 2,5%, seguito dal Nord-Est (+2%), dal Nord-Ovest (1,5%) e dal Centro (1,2%).

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Questi dati confermano il ruolo cruciale del Superbonus nel sostenere non solo la ripresa economica ma anche la creazione di posti di lavoro, con effetti benefici particolarmente evidenti nel Mezzogiorno.

Conclusioni

Come confermato dai dati ISTAT, il Superbonus 110% ha avuto un impatto profondamente positivo sulle Costruzioni e sull’economia italiana, sebbene con disomogeneità tra le diverse regioni e con delle innegabili criticità più volte denunciate dal nostro Sindacato. 

La misura ha infatti stimolato la crescita del PIL e ha contribuito a creare occupazione, soprattutto nelle aree che più avevano bisogno di un rilancio economico.

Purtroppo, le modifiche alla misura introdotte negli ultimi mesi ne hanno irrimediabilmente ridotto l’efficacia potenziale, con prevedibili effetti negativi nel prossimo futuro, a partire dai 7,2 miliardi di lavori da completare e che rischiano di rimanere bloccati. Un grosso pericolo per migliaia di imprese e di lavoratori. 

Ma anche se la stagione dei bonus volge al termine, occorre pensare a un grande piano per la rigenerazione urbana anche in virtù della Direttiva europea Energy Performance of Building Directive (EPBD), ribattezzata “Case Green”, per ridurre il consumo medio di energia e contrastare la crisi climatica. Per raggiungere tale obiettivo si calcola che circa 1.450 mila edifici dovranno essere ristrutturati entro il 2035.

Un’occasione da cogliere in pieno ma con le dovute accortezze, evitando gli errori commessi con il Superbonus, indirizzando, ad esempio, gli incentivi verso le fasce più deboli della popolazione e operando subito i primi investimenti sugli edifici pubblici per evitare sprechi e ridare ossigeno al settore delle Costruzioni, che potrà in tal modo realizzare un nuovo sviluppo improntato alla qualità e alla sostenibilità.

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FENEALUIL-House organ n. 11
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